Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!» Mc 1,27
Il rapporto oltre l’immediato non è mai stato semplice, questo è chiaro nelle varie religioni.
L’oltre lo chiamavano mistero tremendo, terrificante. Vi accedevano solo pochi: sciamani e sacerdoti dei santuari.
Questo si ritrova nel mondo biblico. Solo Mosè ha parlato con Dio. Il popolo ha avuto paura dei fenomeni che accompagnano l’incontro con Mosè. Allora dice a Mosè, parlaci tu delle cose che Dio vuole.
Dio assicura che invierà un grande Profeta. Eppure questo non basta.
Il grande Profeta sorto in Israele è il Cristo. La folla percepisce qualcosa oltre l’immediato. Percepisce un Daimon, un divino, ma non accoglie Cristo. Solo il demonio capisce chi è il Cristo: il figlio di Dio.
La tenebra avverte la luce e la vi si oppone.
In Cristo si vede invece bene che Dio parla come un uomo che è un grande profeta: caccia i demoni e parla con autorità.
La sua parola non è vuota, retorica, ma è parola potente.
All’inizio sembra che Cristo non voglia scoprire le carte. Aspetta come un momento opportuno per parlare apertamente.
Questo accadrà esplicitamente durante l’ultima Cena. Gli apostoli lo diranno esplicitamente.
La lettera agli ebrei dice che Dio adesso non si mostra nel fuoco e nel terremoto. Ma si intrattiene umilmente con gli uomini.
Anche questo non risolve il problema, adesso si tratta di riconoscere Dio nell’uomo Gesù.
Nasce qui la realtà del sacramento: riconoscere la mediazione divina, in una realtà terrena.
L’Eucaristia mostra questo apertamente: riconoscere il mistero in un’Ostia.
Chi fa le messe sataniche ruba le ostie consacrate, non le va a comprare in un negozio.
Anche qui è Satana che sa cosa è l’ostia.
I cristiani fanno fatica a riconoscere la presenza di Gesù nell’ostia.
L’Eucaristia è il centro e il cuore del mondo.
A questo punto il cristiano riconosce Cristo nel fratello e in ogni uomo.
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