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Archivio mensile:gennaio 2021

Omelia di don Giorgio – IV domenica B

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!»           Mc 1,27

Il rapporto oltre l’immediato non è mai stato semplice, questo è chiaro nelle varie religioni.
L’oltre lo chiamavano mistero tremendo, terrificante. Vi accedevano solo pochi: sciamani e sacerdoti dei santuari.
Questo si ritrova nel mondo biblico. Solo Mosè ha parlato con Dio. Il popolo ha avuto paura dei fenomeni che accompagnano l’incontro con Mosè. Allora dice a Mosè, parlaci tu delle cose che Dio vuole.

Dio assicura che invierà un grande Profeta. Eppure questo non basta.
Il grande Profeta sorto in Israele è il Cristo. La folla percepisce qualcosa oltre l’immediato. Percepisce un Daimon, un divino, ma non accoglie Cristo. Solo il demonio capisce chi è il Cristo: il figlio di Dio.
La tenebra avverte la luce e la vi si oppone.
In Cristo si vede invece bene che Dio parla come un uomo che è un grande profeta: caccia i demoni e parla con autorità.

Guarigione dell’indemoniato – miniatura nei Vangeli Jruchi – XII sec. – National Center of Manuscripts, Tbilisi, Georgia

La sua parola non è vuota, retorica, ma è parola potente.
All’inizio sembra che Cristo non voglia scoprire le carte. Aspetta come un momento opportuno per parlare apertamente.

Questo accadrà esplicitamente durante l’ultima Cena. Gli apostoli lo diranno esplicitamente.
La lettera agli ebrei dice che Dio adesso non si mostra nel fuoco e nel terremoto. Ma si intrattiene umilmente con gli uomini.

Anche questo non risolve il problema, adesso si tratta di riconoscere Dio nell’uomo Gesù.
Nasce qui la realtà del sacramento: riconoscere la mediazione divina, in una realtà terrena.
L’Eucaristia mostra questo apertamente: riconoscere il mistero in un’Ostia.

Chi fa le messe sataniche ruba le ostie consacrate, non le va a comprare in un negozio.
Anche qui è Satana che sa cosa è l’ostia.
I cristiani fanno fatica a riconoscere la presenza di Gesù nell’ostia.

L’Eucaristia è il centro e il cuore del mondo.

A questo punto il cristiano riconosce Cristo nel fratello e in ogni uomo.

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Pubblicato da su 31 gennaio 2021 in Omelie

 

S. Messa 31 gennaio 2021

S. Messa 31 gennaio 2021

IV Domenica – anno B
S. Messa – ore 11.00


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Ricordiamo di indossare le mascherine.

 
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Pubblicato da su 29 gennaio 2021 in Celebrazioni, Foglietti Celebrazioni

 

Omelia di don Giorgio – III domenica B

Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve.    1 Cor 7,29

“È un evento storico”, “un fatto che passa alla storia”, sono questi gli annunci che si ripetono, spesso nei notiziari, come se la storia fosse eterna.
Si è parlato di secolo breve per indicare la velocità con la quale sono accaduti eventi in gran numero.

Il tempo si è fatto breve. questo vale per chi ha la morte vicina.
Chi ha la morte a ridosso sa che gli resta ben poco tempo.
Di fatto per ogni uomo è così.
La rilevanza storica non dona la permanenza,
non è l’eternità.
Ogni figura si perde, ha la durata di un onda.
La situazione che ci caratterizza sparisce, come quando si va in pensione.
Il tuo posto è preso da altri, non ci si può aggrappare a questa parte di noi stessi.
A meno che non giunga una chiamata da fuori: essa entra nel tempo, ma porta fuori del tempo.

Ninive è la città che ha rotto il legame con la trascendenza e si è chiusa in se stessa. Così si destina alla distruzione. Ma accoglie la predicazione del profeta Giona, si riapre a Dio e si salva …. .
Anche l’umanità rischia di chiudersi in se stessa e di distruggersi.
Cristo vuole iniziare una nuova umanità con persone aperte da subito a Dio.
Lo fa chiamando persone a seguirlo immediatamente, come a staccarsi da una società chiusa e a unirsi a lui.
I primi apostoli sono fratelli. Cristo comincia con una piccola comunità per creare una nuova grande comunità, la Chiesa.

Duccio di Buoninsegna – Vocazione degli apostoli Pietro e Andrea – 1308 – 1311 , National Gallery of Art, Washington DC

Da notare che gli apostoli sono pescatori.
Cristo li chiama ad essere pescatori su una altra dimensione.
Quella aperta a Dio.
Si tratta come di vivere tutto senza chiudersi, senza dare troppa importanza alla scena nel tempo.
Questo atteggiamento genera, grande libertà interiore; vivi tutto con un distacco interiore. Non è una fuga, ma un distanziamento interiore.
Siamo come l’anima del mondo.
Io non prego perché tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.
La scena scompare. Resta quanto si, è vissuto in libertà in verità e in amore.

Allora è possibile vivere grandemente.
Si pensi a San Giovanni Paolo secondo e a Madre Teresa, e al medico Moscati.
Si pensi a Bach: fare musica per la gloria di Dio non gli ha impedito di comporre grande musica.
Preso il distacco da sé non ci si dà grande importanza
Einstein: un bambino che gioca alla grande.

Che il Signore ci guidi.
Maria, la grande distaccata, in umiltà ha fatto grandi cose, perché si è consegnata a Dio

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Pubblicato da su 24 gennaio 2021 in Omelie

 

S. Messa 24 gennaio 2021

S. Messa 24 gennaio 2021

III Domenica – anno B
S. Messa – ore 11.00


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Ricordiamo di indossare le mascherine.

 
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Pubblicato da su 22 gennaio 2021 in Celebrazioni, Foglietti Celebrazioni

 

Omelia di don Giorgio – II domenica B

Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.        Gv 1,38-39

Il racconto del primo incontro di Cristo con i primi apostoli ha il sapore della sorgente di un fiume, fluisce silenziosa e fresca.
Un incontro casuale in un avanzato pomeriggio di un giorno qualsiasi che però segna tutta la vita

Giovanni di Paolo – Ecce Agnus Dei – 1455-60 – Art Institute of Chicago

L’uomo vive di attesa, pensa che la sua realizzazione sia sempre in avanti nel futuro,
non un futuro qualunque, ma di un futuro decisivo.
Per gli ebrei questo era rappresentato dal Messia,
la cosa sorprendente è che adesso il messia è un uomo feriale, segnalato dal Battista.
I discepoli lo seguono e restano con lui, tutto nasce qui.
La fede cristiana è tutto qui: un incontro, un rimanere, un seguire.

Samuele resta nel tempio;
gli apostoli restano con Cristo e camminano con lui.
Sequela e convivenza, è tutto un rapporto di persona a persona.
La regola è lui, quello che vive quello che dice.

Questa cosa ti cambia la vita,
non a caso cristo cambia nome a Simone, lo chiama Pietro.

Un incontro vero ti dona il contenuto della vita.
Nasce di qui la missione,
che non è una prestazione di opere ma il dono della vita
a colui che ami perché ti ha amato per primo dando anche la vita.

Non dovremmo mai perdere questo inizio che ci ha generato.
Lo stile di vita nostro è questo

L’irruzione violenta dentro la storia ebraica e umana è l’annuncio della resurrezione del Cristo col suo corpo.
Questo ha conseguenze molteplici.
Il corpo dell’uomo non è destinato a marcire. Questo detto davanti alla realtà brutale del degrado dei corpi, fino alla corruzione ultima della morte.

Ero quello che tu sei. Sono quello che tu sarai.
Dice lo scheletro ai visitatori della chiesa.

Dio è per il corpo.
È impedita ogni spiritualizzazione. Ogni fuga Angelica.
L’annuncio della cosa più desiderata, ma ritenuta impossibile: che i corpi tornano a vivere per sempre, in una modalità che ci sfugge. Per quanti esempi si adducono, per quante argomentazioni si producono, resta sempre un luogo oscuro per la mente umana.

Si tratta di passare attraverso la cruna dell’ago.

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Poesia di don Giorgio
pubblicata nel libro : Anima mia, benedici il Signore. Preghiera quotidiana in famiglia. Tempo di Avvento. Tempo di Natale
https://www.amazon.it/dp/8892222988

Venendo dall’eterno tempo
al nostro hai accolto il sole nero
della morte, che calcifica di nulla
sentimenti e passioni nostre alte.

È l’amore folle per noi che
ti fa dolce e leggero il carco,
che tu catturi e immobilizzi
con le chele del tuo Spirito.

Circondi la morte con filamenti
di spirito di gloria e giri di divino
umore, a imprigionare di libertà
sovrana ogni contraria spinta.

Vinta, la morte stramazza a terra,
pelle d’animale conculcata,
segno dell’amore tuo morto,
risorto forte più della morte.

Fa che il duro pensiero del morire
non intacchi il nostro sentire,
che gli abbracci fra noi avvertano
il tuo filamento d’oro che ci tesse,

che il morire nostro sia anch’esso
un morire d’amore come il tuo,
che le dure mandibole della morte
forgino il nostro diamante eterno,

che passo passo sappiamo morire
a noi per accendere di vita l’Amore
tuo, che sentiamo la più gioia del dare
e la certa speranza sostenga il nostro

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Pubblicato da su 17 gennaio 2021 in Omelie

 

S. Messa 17 gennaio 2021

S. Messa 17 gennaio 2021

II Domenica – anno B
S. Messa – ore 11.00


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Ricordiamo di indossare le mascherine.

 
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Pubblicato da su 16 gennaio 2021 in Celebrazioni, Foglietti Celebrazioni

 

Omelia di don Giorgio – Battesimo del Signore

In quel tempo, Giovanni predicava dicendo: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».                Mc 1,7-8

Le letture di oggi nonostante tutto sembrano vuote, lontane.
Eppure contengono indicazioni di vita.
L’oggi del tempo cronologico non rappresenta la totalità dell’esistenza.
Dobbiamo vivere l’oggi, il presente, ma questo non ci dà garanzie assolutamente.
È interessante che l’oggi del Cristo si apra a un inizio e a un domani ultimi, come a dare le coordinate dell’esistenza umana. L’oggi dato è un luogo di transito, ci passiamo senza poterci fermare.

L’oggi è il momento nel quale si è generati come figli di Dio.
E anche il momento in cui ci viene presentato lo Spirito Santo.
Si può ritenere vero tutto questo?

Si può, attraverso un atto di fede.
Atto che esce da una situazione di vaghezza, di genericità per due motivi.
Il primo è che la fede è adesione a Cristo, lui non è una idea, ma una persona che vive.
Credere in lui significa vivere tutto quello che lui vive, a cominciare dal battesimo.

Il secondo motivo è che questa fede genera e richiede l’amore del fratello.
Questa fede vince il mondo, la pretesa di chiuderci nel tempo cronologico si dimostra vana.
L’oggi è pieno di distruzione, di guerre, di calamità.
Anche i successi si dimostrano passeggeri.
Questo è lavorare per quello che non sazia, e che spesso è solo per pochi.
Il rapporto con Cristo ci mantiene nell’eterno, ci salva, perché solo l’amore vince e rimane per sempre.
A noi è chiesto di credere e amare.
Fede e amore sono un unico atto.
Se credi in Cristo ami quelli che Cristo ama.
Cioè tutti.
Lui è morto per tutti.
Lui è il nuovo Mosè che conduce fuori delle acque di distruzione.

Fratelli Linbourg, Nozze di Cristo con la Chiesa, Miniatura, XV secolo, Musée Condé, Chantilly

A noi come cristiani è chiesto di dare forma a questa fede che vince il mondo.
Cos’è il contenuto dell’eterno?
L’amore vissuto in modo nuziale.
Le parole sul sandalo richiamano l’usanza del matrimonio in Israele. Questo ci fa capire che Cristo è il nuovo sposo, che ha dato la vita per tutti.
Si capisce che fede e amore vanno insieme.
Si capisce anche perché siamo chiamati a dare la vita per gli altri, anche nel feriale.
Così l’oggi è pieno di eterno.

Maria ha vissuto questo mistero in modo Sublime.
Che Maria ci aiuti a viverne almeno un frammento.

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Pubblicato da su 10 gennaio 2021 in Omelie

 

S. Messa 10 gennaio 2021

S. Messa 10 gennaio 2021

Battesimo del Signore
S. Messa – ore 11.00


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Ricordiamo di indossare le mascherine e di munirsi del modello di autodichiarazione.

 
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Pubblicato da su 8 gennaio 2021 in Celebrazioni, Foglietti Celebrazioni

 

Omelia di don Giorgio – Epifania del Signore

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo»                Mt 2,1-2

La festa dei Magi ha molti significati.
La Loro presenza rappresenta una sorpresa.
Gente altolocata si porta davanti a una famiglia di profughi per i quali non c’era posto. Uno sfarzo davanti a nulla tenenti.
Gente così disposta a lasciare le loro ricchezze proprio a questi poveri.

Chieti, Epifania 2017 – un originale presepe vivente: nei panni di Maria una giovane profuga, arrivata in Italia dalla Nigeria (fonte: http://www.apg23.org, foto di Michele Camiscia)

I Magi ci sono arrivati per calcoli stellari, seguendo le indicazioni che emanavano.
In questo si sono giocati la vita.
Intraprendono il viaggio, non facile, sia per la distanza, sia per i pericoli.
Sono di culture e di religioni diverse, pronti ad accogliere

il nuovo, sono il segno di un fatto che si ripete spesso nei vangeli, i più lontani sono i più vicini, si aprono al Mistero, per questo son disposti a tutto.
Il vero problema è saper cogliere i segni che sono sotto gli occhi.

Anche loro hanno attraversato il dubbio e la tristezza, ma sono rimasti fedeli al segno.
Ritrovano la gioia e il mistero.
Mistero che è un bambino, bambino che è segno di Dio, fatto uomo per gli uomini.
Sono anche il segno che il bambino è per tutti.
Maria e Giuseppe non tengono per loro Gesù, che è appunto il salvatore degli uomini.
Cosa possiamo imparare da questo fatto?
Capacità di cogliere il segno: voi mi cercate per il pane, il centurione, il pagano hanno più fede dei credenti.
La fede è un giocarsi tutto per il mistero.

Così la fede diventa un viaggio con i suoi dubbi e certezze, con le sue sofferenze e le sue gioie.
La fede non è un possesso ma un dono.

Impariamo gli atteggiamenti dei Magi e di Maria e Giuseppe: essere in ricerca sempre perché non siamo arrivati mai alla pienezza.
Non teniamo la fede per noi ma la fede ci porti ai lontani, offrendo il Signore Gesù.

Che Maria ci aiuti ad essere Maria, donna di fede e madre che si dona e fa dono del figlio a tutti gli uomini.

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Pubblicato da su 6 gennaio 2021 in Omelie

 

Omelia di don Giorgio – II domenica dopo Natale

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.»            Gv 1,14

Noi in Occidente leghiamo la nascita di Cristo al presepe di San Francesco di Assisi. Ci appare una scena dolce tenera. Ci siamo affezionati. Cosa vedeva Francesco? Un Dio umile, fattosi povero per amore dell’uomo. È quello che esprime il canto “Tu scendi dalle stelle”.
I primi apostoli credenti hanno visto l’affacciarsi del Mistero.
La realtà complessiva di Dio uomo, universo e storia.
Si è affacciato il principio stesso di tutto l’esistente. Tutto è stato fatto per mezzo di lui. E tutto è destinato a lui.
Ma questo non avviene automaticamente ma drammaticamente. Perché tutto è affidato alla libertà dell’uomo. Che deve prendere posizione davanti a questa realtà.
Di fatto, l’uomo non ha visto una realtà da ammirare e accogliere, ma una realtà da rapire e prendere per sé. Non ha visto un dono ma una preda.
Per questo in Oriente il Natale è legato alla discesa agli Inferi. La nascita segna l’avvio di una lotta continua.

Natività del Signore – VII secolo –
Monastero di S. Caterina d’Alessandria, Monte Sinai

Il principio si è fatto vicino all’uomo, ha posto la sua tenda, il suo corpo in mezzo agli uomini.
A chi lo riconosce e lo accoglie ha dato la possibilità di diventare figli di Dio. Chi accoglie l’uomo Gesù Cristo accoglie il figlio di Dio e diviene figlio di Dio.

Ma quale è il mistero? Cristo stesso, presentandosi come figlio, attesta che Dio è un Padre che ama nella potenza di amore che lui stesso suscita. Dio è un mondo di amore, è realtà di amore.
Desidera che questo amore si esprima fuori di sé.
Che si manifesti nell’universo. Le attuali scoperte scientifiche, non fanno che confermarlo.
Dio voleva esprimersi negli uomini e qui le cose si sono complicate: tolta Maria, tutti gli altri hanno peccato, preferendo se stessi.
Ma il progetto di Dio, rimane sempre lo stesso.
A noi Dio offre se stesso.
San Basilio, diceva: “l’uomo ha avuto l’ordine di diventare Dio”.
E che “Dio è un Mendicante”.
Chiede che venga accolto il suo dono, Se stesso.

Non è questione di essere buoni ma di fare spazio alla presenza del Cristo. Invocarne il nome è invocare la sua realtà. Il nome non è un suono vuoto ma è veicolo di quello che dice.
Di qui l’invocazione del nome come forma di santità, di diventare colui che si invoca.

Questo, si può fare sempre e lo possiamo fare tutti.
Coltivare la memoria di Gesù in ogni cosa in ogni momento.
E fare che questo sia fondamento e sostanza del nostro stare insieme.
Sapendo che è inevitabile la fatica e che è necessario il combattimento contro il male.

Fare crescere Cristo in noi e tra di noi.

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Pubblicato da su 3 gennaio 2021 in Omelie