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Archivio mensile:giugno 2020

Morire è forma di anestesia

ascensione dali

Salvador Dali – Ascensione di cristo 1958

Morire è forma di anestesia

totale… per quale risveglio?

troverò te a prendermi in braccio

come hai fatto con Maria

che tenne te nelle sue braccia

-la saggezza apocrifa

e la pietà della scrittura

iconica!

in quel meraviglioso

invertimento di ruoli tra madre

e figlio, tenerezza suprema,

– anche la morte una nascita,

anzi la nascita vera definitiva

con le sue doglie di morte?

sarà così? mi verrai incontro,

o cedi il posto a Lei pregata

per l’ora della morte, che madre

mi stia accanto per rendere

dolce il morire e accogliente

il tuo giudicarmi ricordandoti

i tuoi giorni di carne quando

conoscesti il patire nostro

e la miseria nostra che forse

non ti sfiorò ma che tu

conoscesti da vicino – tu

che senza peccato fosti ridotto

a peccato per noi –

Kyrie eleison

Christe eleison

Si ripeterà la scena ultima

umana e divina: – Maria

mostra al Padre la mammella

che ha allattato il Figlio,

e il Figlio scopre il taglio

del costato a mostrare la ferita

di amore per l’uomo – si ripeterà

anche per me? Troverò posto

anch’io sotto il manto della Donna

la Vergine Sposa per trovare

posto nella dimora del Padre

tra gli invitati alle Nozze

eterne?

direte per me: obbligalo

a entrare, me sperso lungo

i crocicchi e le siepi umane,

mi farai sedere accanto,

perché tutti e ciascuno

vuoi accanto a te?

Poterne avere

anche solo un presentimento.

Oggi.

(Don Giorgio )

 
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Pubblicato da su 29 giugno 2020 in Generico, Poesie

 

In questo silenzio surreale

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In questo silenzio surreale

coatto – tutti a casa – quando

è passata rumoreggiando

anche l’ultima attardata

vettura lasciando deserte

le strade, solo si sente il vento

sussurrare tra le foglie

dei pioppi dentro il crescente

frinire dei grilli, a riportare

le notti dell’infanzia

sui materassi di foglie

di granoturco con le finestre

aperte alla magia della notte;

ritornano con l’antica

sapienza del riposo

dove la preghiera era

una dolce cantilena

e la mossa fiamma

della lampada evocava

la presenza del mistero cui

affidare nell’addormentarsi

la vita, la fatica e la gioia,

la giusta cadenza del vivere.

 
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Pubblicato da su 27 giugno 2020 in Poesie

 

Santa Messa a Giogoli domenica 28 giugno ore 10

Santa Messa a Giogoli domenica 28 giugno ore 10

Domenica 28 giugno,

nel giardino retrostante alla canonica di Giogoli

la S. Messa sarà sempre alle ore 10.00

in modo di evitare il caldo. Si consiglia comunque di portare cappellini o altro mezzo idoneo e una bottiglietta d’acqua.
In caso di maltempo la celebrazione avverrà in chiesa, che per le norme attuali può ospitare al  massimo 40 fedeli.


Il foglietto per la S. Messa non verrà stampato, per scaricarlo o visualizzarlo clicca qui 

Al momento sono sospese le celebrazioni del mercoledì sera e quelle delle ore 17.00 la domenica pomeriggio.

Rimangono sempre valide le norme da seguire per l’accesso, che trovate cliccando su questo link .
Vi ringraziamo per la comprensione e l’aiuto.

 
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Pubblicato da su 26 giugno 2020 in Celebrazioni, Foglietti Celebrazioni

 

VIA CRUCIS EUCARISTICA – mercoledì 24 giugno

Mercoledì 24 giugno
possibilmente ore 21

IV Meditazione per l’Adorazione Eucaristica

tutti insieme ma ognuno nella propria casa

Seconda Stazione:
Gesù è caricato della Croce

Presero dunque Gesù e lo condussero via. Ed Egli, portando la croce, uscì verso il luogo chiamato Calvario, in ebraico Golgota.” (Giov.19,16-17)

 

Caricato della croce il peso del peccato del mondo

Ecco colui che toglie il peccato del mondo

Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco, 1401
Museo del Bargello, Firenze

Poi gli caricano sulle spalle la croce. Il legno.

La legna. Quella messa sulle spalle di Isacco: convinto di portare legna per il sacrificio,

in realtà porta se stesso come vittima.

Cristo la croce non solo se la mette su in spalla, ma la abbraccia e la stringe strettamente a sé.

καὶ βαστάζων ἑαυτῷ τὸν σταυρὸν ἐξῆλθεν εἰς τὸν λεγόμενον Κρανίου Τόπον, ὃ λέγεται Ἑβραϊστὶ Γολγοθα, (Gv 19,17).

Se la stringe come qualcosa che gli preme, che gli sta a cuore.

È la sua legatura, è il nuovo Isacco. Ma anche l’ariete sostitutivo

Allora Abramo alzò gli occhi e guardò; ed ecco: un ariete ardente, ghermito dal fuoco, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e l’offrì in olocausto al posto del suo figliolo. (Gen 22,13)

 

Ma Cristo è anche il capro del rito espiatorio: gli scaricano addosso i peccati di tutto il popolo.

Lui si addossa dell’intero peccato del mondo.

Pronto a versare il sangue, se occorre, per dar vita di salvezza a tutti gli uomini.

Per questo si fa Eucaristia. Col suo calice, con la sua coppa del vino.

Cristo vuole donare l’ebbrezza del vino, ma deve come grappolo passare sotto il torchio.

Inevitabile.

Il suo calice è insieme sangue di espiazione e vino di ebbrezza.

Isacco, ariete impigliato, agnello, capro…Cristo.

Il suo sangue versato.

 

Don Giorgio

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Pubblicato da su 22 giugno 2020 in Celebrazioni, Gruppo mercoledì

 

Omelia di don Giorgio – XII domenica – Anno A

«Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Mt 10,32-33

1.

a.

Anche l’uomo più misero possiede un cellulare, non vi rinuncia.
Il cellulare è la nuova patria, il guscio di lumaca che si muove sempre con noi. La nostra nuova pelle.
Il cellulare ci mette in contatto, ma ci fa anche essere sempre esposti agli occhi degli altri. Siamo sempre in piazza.
Siamo individuabili e raggiungibili. In ogni momento. Anche quando il cellulare è spento.

La cosa strana è che un messaggio, una volta inviato può essere sempre ritrovato, non si cancella mai.
Una feroce implacabile memoria custodisce ogni cosa.
Non c’è nessun Lete, nessun fiume dell’oblio. Dannati a non poter dimenticare, cancellare.

Ciò significa essere sempre esaminati e giudicati. Il passato cammina con noi, ci insegue come la nostra ombra.

b.

Si dice spesso, nella presentazione di alcuni eventi, la Storia lo dirà. La storia presentata come giudice implacabile, inesorabile. Non fidarsi dell’immediato, ma di quello che viene setacciato nel tempo. Si attende nel tempo una valutazione più equa.
Ma questo accade sempre nel tempo.. che scorre, che non è possibile fermare né pilotare.
L’esperienza, anche solo di questi ultimi anni, mostra che accadono fenomeni imprevisti a più livelli. Quindi anche il giudizio storico lascia il tempo che trova. È sempre rivedibile.

Il tempo, la storia non sono i giudici ultimi delle scelte, delle azioni degli uomini. Il giudizio degli uomini è sempre relativo, condizionato. È sempre un giudizio di parte. Rivedibile, ritrattabile.

c.

Viene portato avanti un altro criterio di valutazione: quello della Scienza. Si è dediti totalmente alla scienza. Non conta il mio giudizio personale ma quello della comunità scientifica che valuta a mia teoria e la mia azione. Resta che anche tale valutazione è fatta all’interno del tempo e da uomini di passaggio anche loro. Teorie che sembravano inamovibili sono crollate totalmente. Tutto e sempre è rivedibile.

Per questo non si deve dare peso più di tanto al giudizio umano.

Certo, esiste e pesa. Pesa anche se poi si scoprirà che sono state valutate male le cose, per cui si dà il caso di un innocente condannato ingiustamente. Viene riconosciuto tale dopo anni, ma intanto la vita e la figura di questa persona ne escono distrutti.
Si pensi al caso Tortora.

Ciò preoccupa. E non poco.

2.

a.

Comunque stiano le cose, Gesù ci direbbe di non dare peso più di tanto al giudizio umano. Giudizio che rimane prigioniero del tempo, del limite. L’orizzonte umano, per quanto esteso, è sempre limitato, per più di un motivo.

Cristo rimanda al giudizio di Dio, giudizio veritiero e dunque definitivo. Determinante. Anche per l’oggi in cui ci si trova a vivere.
Perché il giudizio di Dio riguarda la profondità del cuore e la totalità della persona umana e del suo vissuto, all’interno di un orizzonte complessivo.

b.

In questo passo del vangelo, fino a non molti anni fa, la frase ‘temete piuttosto chi ha il potere di distruggere l’anima e il corpo’ veniva riferito a satana. Si trattava dunque di stare attenti dal maligno.

Ma gli esegeti hanno messo in chiaro che si tratta di Dio. Si tratta di avere il giusto e sacrosanto timore davanti a Dio. con lui non si può barare; davanti a lui è tutto scoperto.
Non è che Dio sia un guardone che scruta da uno spioncino. Il famoso ‘occhio’ di Dio che ossessionava Sartre.
Il fatto è che noi non possiamo ingannare Dio. non servono trucchi o espedienti. Occorre la nuda verità di noi.

L’uomo, che è riuscito ad entrare alle nozze senza indossare l’abito nuovo adeguato per la festa, viene fatto uscire dal padrone di casa. Puoi sfuggire la sorveglianza umana, ma non puoi ingannare il Signore della storia, della vita e della morte.

San Paolo dirà che a lui non interessa essere giudicato da un consesso umano.
Neppure giudica se stesso.
Sa che davanti a Dio saranno svelati i nostri cuori. E allora ci sarà il vero giudizio.
Sulle opere compiute.

c.

Nello stesso tempo sembra che il Signore ci voglia rassicurare perché il giudice sarà il Padre che ha premura verso le sue creature. Per cui si deve stare fiduciosi. Se neppure un capello ci viene toccato senza che Dio lo voglia, si può stare tranquilli.

Ma questo non elimina il dramma esistenziale. La certezza della presenza del Padre non assicura un’esistenza facile. Anzi potrebbe darsi come un di più di fatica, di patimento, di sofferenza.
Come il Padre chiedesse di dare prova di amore anche in situazioni umane molto critiche, come al limite delle possibilità dell’uomo.
Il che mostra che tutta la problematica, tutta l’esistenza umana si riassume nella testimonianza dell’amore verso Dio.
Come del resto ha fatto Cristo, che ha fatto anche della sua morte un atto di amore al Padre e agli uomini.

d.

Qui tocchiamo un punto critico, nevralgico del cristianesimo.

Perché Cristo si presenta come l’assoluto, come il riferimento ultimo di tutto e di tutti. Tutte le realtà si relazionano a lui. Lui è il centro, lui è insieme inizio e fine.

Per accade che chi lo ha incontrato, non può non testimoniare tale realtà di cose, unendosi alla testimonianza stessa del Cristo, seguendone destino e passaggi esistenziali.

Ora la testimonianza resa nel tempo storico e tra gli uomini suscita nel mondo inevitabilmente una reazione di rigetto. Non si accetta che nel transeunte sia presente il definitivo.

Il dramma è sempre questo: il mondo mondano, impegnato nella temporalità, nel flusso della storia non accetta che gli venga posto un limite esterno. Il mondo ha sempre la tensione a pensarsi come il tutto. E quindi recinta ogni realtà come ambito del proprio dominio, di sua competenza. Anche il potere se lo legittima da sé, senza ricorrere ad altro, ad altri.

Il mondo agisce in tal modo perché assolutizza la facoltà che caratterizza l’uomo: la ragione. Così facendo però, trasforma la ragione in raziocinio. Per cui è decisiva l’analisi raziocinante, logica tecnica. Ogni altra facoltà viene percepita come meno decisiva o come una invadenza in un mondo che non è il suo.

Si è tentato più volte, e lo si tenta ancora, di eliminare o almeno ignorare il dato religioso, il bisogno spirituale dell’uomo.
Viene avvertito come elemento di intralcio o comunque non indispensabile. Ognuno può coltivare il proprio orto religioso, la propria ricerca spirituale. Ma si tratta di una faccenda privata, intima, e tale deve rimanere.
Se esce da questo ambito, può venire osteggiata, impedita, perseguitata.

e.

Oggi assistiamo a un doppio fenomeno.

Si pensava di aver chiuso con la superstizione della religione, eppure ritorna prepotente il bisogno di credere, di esprimere la propria fede. Fame e sete di spiritualità.

Dall’altra, è in atto una vera persecuzione contro i credenti, specie se cristiani.

Il peso principale della testimonianza cristiana è stata appunto quella del Cristo. Adombrata dall’esperienza del profeta Geremia.

Anche il salmo recitato è pesante: il destino dell’inviato è massacrante, è un peso che lo schiaccia.

Comunque stiano le cose, alla fin fine la testimonianza è una questione di amore.
Poteva Francesco di Assisi reprimere il proprio amore per Cristo?!
È un’esperienza personale, certo; ma esplode. Erompe. Non può trattenerla.
E per amore fa tutto, spogliarsi degli abiti, ma anche accogliere le piaghe del crocifisso nel suo corpo.

Scena dal film “Francesco” di Liliana Cavani, 1989

È un’esperienza circoscritta. ma è sempre sorprendente che il Poverello di Assisi venga sentito come fratello da tutti, fratello universale.
Può venire contrastato ma non messo a tacere. Osteggiato, ma non ridotto al silenzio.
Vive una fiducia totale in Dio, di cui ama e ammira le creature tutte, sentendole fratelli e sorelle.

In sintesi possiamo dire: Cristo si presenta come colui grazie al quale si gioca e si risolve il destino ultimo dell’uomo.
Tanto che Gesù chiede di prendere posizione davanti a lui. Questa decisione decide il destino della persona.

Chi riconosce il Cristo verrà da lui riconosciuto davanti al Padre, che deve esprimere l’ultimo giudizio su ogni uomo.

Chiediamo al Signore di entrare in questa realtà. E di viverla. Con cuore semplice.
Che qualcosa dell’esperienza di san Francesco entri nella nostra vita.
Sentirsi amati e sentire tutti e tutto come fratelli e sorelle, anche sorella morte.
Poter dire: “Laudato sii mio Signore…per tutto e in tutto”.

Che diventi nostra anche la testimonianza forte e silenziosa di Maria.

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Pubblicato da su 21 giugno 2020 in Omelie

 

La ricchezza di un’amicizia

Pubblichiamo l’Editoriale di di Pier Luigi Castelli su don Giorgio, comparso nell’ultimo numero del periodico “In Circolo”, del Centro Culturale Sant’Antimo.

Scarica l’editoriale in formato pdf (9,4 MB)

 
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Pubblicato da su 19 giugno 2020 in Generico

 

La pioggia ha finito di lustrare

La pioggia ha finito

La pioggia ha finito di lustrare

piante e foglie, il sole può

scendere a far brillarle di pulito

e il vento scende a danzare

invitando i rami a seguirlo

andando al passo con lui

ora lento ora vorticoso

ora balla il liscio e le piante

ebbre si lasciano avvolgere

e travolgere, sono solo danza

movimento circolare, giovani

dervisci presi dall’ebbrezza

mistica avanti di cadere

immobili sui tronchi

messaggio cifrato

per noi segreto invito a fare

della vita una danza prendendo

il ritmo dal Soffio e l’accordo

dalla segreta melodia che risuona

nelle conchiglie, nel gemito

animale e nel cuore attento

ai più piccoli sommovimenti

alla brezza che non fa rumore

ma di sé riempie e innamora

se solo ci si abbandona arresi.

 
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Pubblicato da su 19 giugno 2020 in Poesie

 
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Loro imperturbabili

Loro imperturbabili

 
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Pubblicato da su 18 giugno 2020 in Poesie

 

VIA CRUCIS EUCARISTICA – mercoledì 17 giugno

Mercoledì 17 giugno
possibilmente ore 21

III° Meditazione per l’Adorazione Eucaristica

tutti insieme ma ognuno nella propria casa

Cena in famiglia. Presenza della donna

Maria e le altre

1.

Spettava alla donna di casa pensare alla lampada da accendere per la cena.
Era il suo gesto, il gesto della donna di famiglia.
La donna, chiamata a dare alla luce, avvia la Cena.

In questo momento è Maria – la Madre, la Sposa, la Donna – che lo compie. Ha dato alla luce il Figlio, adesso dà alla luce il Cristo nel suo dono estremo, il dono di sé, il dono della vita.

E lo fa in modo consapevole.

La donna anonima che unge il capo di Cristo è stata identificata da alcuni Padri della Chiesa con Maria. Lei non ha nulla da chiedere. Fa il gesto che il Cantico dei cantici riferisce alla madre dello sposo nel giorno del suo sposalizio.

Maria deve avere intuito qualcosa del destino ultimo di suo figlio Lo riconosce e lo conferma come re, come persona regale che va alle nozze, alle sue nozze…

Ha captato il momento cruciale della vita del Cristo.

E Cristo lega il gesto della Donna al proprio Gesto eucaristico attraverso la memoria: ricordato in memoria di lei; fate questo nella mia memoria.

In lei si concentra il femminile espresso in quel gesto memorabile, da tenere in memoria.

Si concentra anche il gesto della donna che unge col profumo i piedi del Cristo e li asciuga coi suoi capelli. Cristo l’ha lasciata fare, percependo la singolarità e la genialità di quella azione.

Non l’ha più dimenticata. È di qui che nata in lui la decisione di lavare i piedi ai suoi.

2.

Inatteso il gesto della donna sui miei piedi.

Entrò furtiva schivando blocchi e divieti.

Gesti da amante: afferrare i piedi, baciarli piangendo come a lavarmeli; rompere il vaso di nardo, da spargere sui piedi con altre carezze e baci, e infine asciugarli coi suoi capelli a portar via con sé nel profumo il sapore di me, ad avvolgerla come in un manto.

Bruce Wolfe, Maria Maddalena,
1941, Chiesa di Santa Barbara, California (USA)

3.

Lungo la via della croce Cristo rivede Maria con alcune donne.

Non servono le parole. È sufficiente uno sguardo. Profonda e intima l’intesa.

Cristo va per la sua strada. Non fa che vivere il Gesto eucaristico della Cena.

Corpo donato, sangue versato.

Don Giorgio

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Pubblicato da su 15 giugno 2020 in Celebrazioni, Gruppo mercoledì

 

Omelia di don Giorgio – Corpus Domini – Anno A

«Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». (Gv 6, 58)

1.

Si parla di immigrati, di stranieri…

Come se alla fin fine non fossimo tutti stranieri.
Non abbiamo stabile dimora in questa terra.
È un’illusione ottica il credere che siamo in pianta stabile su questa terra, in questo tempo.
Di fatto siamo tutti di passaggio.
Vuoi o non vuoi, una volta entrati in questo mondo, ne dobbiamo uscire; una volta nati ci tocca morire.
La vita umana è un viaggio;
un viaggio da una vita alla morte o da una vita a un’altra vita? E eventualmente come ci si arriva?

2.

La storia del popolo di Israele è paradigmatica della storia dell’Umanità, di ogni uomo.

Capitati per caso in Egitto, gli ebrei si moltiplicano in questo paese straniero, fino a capire che se ne devono andare, perché la permanenza in Egitto per loro significa essere schiavi.
Dio stesso interviene a favore del suo popolo. Lo fa uscire dall’Egitto per condurlo verso la terra promessa. Ma questo viaggio di liberazione richiede l’attraversamento del deserto, che è luogo di prova. Non si attraversa indenni il deserto.
La prova per gli ebrei coincide con l’esigenza di fidarsi di Dio. Se ci ha liberati, ci condurrà sani e salvi alla terra sognata.
Ma il deserto è deserto: manca cibo e acqua. La cosa fa dubitare di Dio: Dio ci ha ingannati; era meglio la schiavitù, perché almeno ci assicurava il mangiare anche se era una pentola di brodaglia. Cominciano le reazioni contro Dio. Dio, attraverso Mosè, interviene mandando come cibo la manna dal cielo e facendo scaturire l’acqua dalla roccia colpita dalla verga di Mosè.
Dio provvede dunque cibo e bevanda.

Si capirà a poco a poco che questa traversata del deserto sia stata una storia fondativa e paradigmatica.

a.

La vita è un viaggio. L’uomo, come Israele, è fondamentalmente un forestiero.
È un errante. Su questa terra è solo di passaggio.
C’è una destinazione ultima; per arrivarci occorre attraversare delle prove.

b.

Gli ebrei in Egitto erano una accozzaglia di tribù. Il cammino nel deserto guidati da Mosè li ha fatti sentire di essere un popolo. Di avere Un destino comune, Guidati dal loro Dio.

3.

Per quanto quel periodo costituisca una grande epopea, non è un evento conclusivo, è profezia di un altro evento.
Gesù è molto chiaro. La manna e l’acqua dalla roccia nel deserto non sono eventi definitivi. Non risolvono la totalità del destino dell’uomo.
Cristo aveva già detto alla donna di Samaria che l’acqua del pozzo di Giacobbe non era tutto. Egli possedeva un’acqua diversa, che zampilla per la vita eterna.

Adesso dice ai Giudei che il vero cibo e la vera bevanda sono il suo corpo, la sua carne e il suo sangue.
È un linguaggio netto ma da prendere nella sua portata reale.
Cristo non sta chiedendo di diventare antropofagi o vampiri.
Sta dicendo che di fatto il destino dell’uomo si gioca nel suo corpo e nel suo sangue.
Poi durante la Sua cena dirà che dà il suo corpo che va alla morte per darci la vita e versa il suo sangue per il perdono radicale dei peccati.

Si tratta di avere un contato reale con il corpo e il sangue di Cristo, con la totalità del suo essere.
Non ha altro modo per esprimere che è deciso a dare tutto di sé in favore dell’uomo. e che questi deve accoglierlo nella sua totalità. Non può né deve fuggire nell’astrazione della mente intellettuale.

Cristo parla e si dona con il suo corpo e nel suo sangue.
Totalità e intimità.
Fidarsi, abbracciare, portare dentro di sé, assimilare. Nutrirsi. Vivere di lui.

L’unico esempio che mi viene in mentre quando si parla di questa realtà, è sempre lo stesso:
la mamma dice al suo bambino piccolo: ti mangerei tutto.

Qual è il vero punto di rottura in quello che dice il Cristo?
Che ci farà vivere in eterno, che ci dà la vita eterna, e che ci farà risorgere nell’ultimo giorno.
Questo è possibile perché Cristo si dice ed è unito al Dio Padre, che ha la vita in sé, che è vita, la vita.
Come Cristo vive per il Padre, grazie al Padre, così chi crede e accoglie Cristo, vive la vita di Dio grazie a lui.

Cristo poi dirà durante la Cena rivolgendosi al Padre: questa è la vita eterna, che conoscano te Padre.

4.

Si può credere a tutto questo?

Va detto che non è stato facile neppure per Cristo l’atto incondizionato di fede.
Lui, che sa di non essere mai solo, grida al Padre di sentirsi abbandonato. Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato…

Paul Gauguin, Crocifissione in giallo, 1889
Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, New York

Il testo dello scritto agli Ebrei è inesorabile. Cristo si è rivolto a Dio con grida inenarrabili; ed è divenuto perfetto mediante l’obbedienza, obbedienza di fede che lui per primo ha vissuto, avendo aperto per noi come un sentiero di vita e di atteggiamento da seguire.

Anche per Maria la cosa non è stata semplice. La spada che la trafigge è la prova di fede davanti al figlio morente.

La fede implica un salto fuori di noi stessi in un affidamento assoluto.

Per questo l’Atto di fede è anche lotta.

Tutti possiamo dire: Signore credo, ma aiuta, sorreggi la mia fede.

In alcuni momenti si avverte la presenza di Dio. Si avverte di essere in lui e che lui è dentro di noi.
Lui è l’aria che respiriamo: l’aria ci avvolge, ma anche la portiamo dentro di noi. Respiriamo. Da dentro a fuori, da fuori a dentro. E questo genera fiducia e un gesto di abbandono. Sei in Dio. In lui ci muoviamo ed esistiamo; respiriamo il respiro di Dio. e si è sorpresi che Dio ponga attenzione a te. Che cosa è mai l’uomo che tu Dio ti prenda cura di lui. L’hai fatto poco meno degli angeli.

Per quanto riguarda la resurrezione dei corpi, io posso dire di essere segnato da due episodi evangelici.
Il primo che mi ha sconvolto è che viene narrato che il Risorto appare a un gruppetto di sette apostoli in riva al lago; accende il fuoco e cucina i pesci per loro. Torna da quelli che lui ha chiamato amici.
Mi son detto: uno che fa così è Dio. fedele all’amicizia, fedele al corpo, alla corporeità. Si tratta di una corporeità mutata, trasfigurata, ma di corporeità si tratta. Cristo non è un fantasma (dirà nel vangelo di Luca. E per fugare ogni dubbio chiede di poter mangiare un pesce.).

Il secondo episodio che appare per primo a Maria Maddalena, che non lo riconosce subito. Lo riconosce quando si sente chiamata per nome da lui. Allora lei va verso di lui per stringergli i piedi. Cristo non si sottrae al gesto, chiede solo di non continuarlo a stringere, perché adesso si è entrati in una dimensione. Sempre di corporeità si tratta, ma altra dalla presente.

Questo è sorprendente e meraviglioso.

Si vorrebbe provare quello che dice san Paolo: mentre il nostro uomo esteriore si logora, si consuma, quello interiore si rinnova sempre più.
Si vorrebbe crederlo e percepirlo mentre si avverte che il corpo fisico se ne sta andando, consumano.
Si è grati al corpo, per tutto il vissuto. Adesso è ora di salpare.

Chiedo a Dio di mantenermi in questa fede in questa pace.

In alcuni momenti manca l’aria.
Ma il Crocifisso non ha fatto la stessa esperienza, di avere fame di aria, di paura di morire asfissiato?
Allora posso non sentirmi solo. Mi pongo accanto a lui come un ladrone: lo guardo e lo prego. Ricordati di me.

Comunque son questi due brani che mi hanno portato a credere che per Cristo risorto dai morti
Due cose rappresentano l’assoluto: l’amicizia e l’amore sponsale, che poi sono una cosa sola e cioè l’amicizia sponsale, perché anche l’amicizia ha come modello di riferimento l’amore sponsale, quello che fa l’unità mantenendo distinte le persone.

Ma non è questo il mistero trinitario? Non è questo il progetto di Dio: celebrare le Nozze con l’Umanità? E se Dio voleva fare dono di sé all’Umanità poteva donare qualcosa di diverso da sé? non poteva che trovare quella forma di vita che rispecchiasse insieme la distinzione delle persone e la loro unità. Quella sponsale nuziale appunto.
Siamo davanti al mistero. Sembra impossibile. Ma se non fosse così non verrebbe da Dio. Solo Dio può donare compiere l’impossibile per l’uomo, perché Dio è folle di amor per l’uomo.
È la realtà che ha fatto i santi cristiani, dai primi albori del cristianesimo ad oggi. Sta a noi accogliere questo mistero, entrarvi e viverlo.

5.

Anche l’Eucaristia genera un popolo nuovo. Chi riceve il Cristo diventa uno con Cristo; ma diventa uno anche con tutti quelli che ricevono il medesimo Cristo. Il nuovo popolo è ol Corpo di Cristo, il corpo della Chiesa e questo è meraviglioso. Il popolo di Dio non è un’accozzaglia di persone, ma l’unità delle molte spose del Cristo. Spose che anno il loro modello, il loro specchio ideale in Maria. L’eucaristia genera nuovi sguardi, nuovi rapporti. L’eucaristia fa dei cristiani delle persone trinitarie; persone capaci di amarsi tra loro, tutti insieme ciascuno in particolare.
Quante discussioni si supererebbero; quante parole e chiacchiere inutili si lascerebbero cadere. Quante tempo impiegato per cose che valgono, anzi per l’Unica cosa che conta: il Regno di Dio.
Sapendo che il Regno di Dio è simile a un Re che vuole celebrare le Nozze del e col Figlio. Tutto torna, tutto si tiene.

Cominciamo, ricominciamo a crederci e a vivere questo mistero.

Pregando il Signore Gesù di darci fede e di sorreggere la nostra fede, ma anche la nostra amicizia. Che diventi sempre più matura, essenziale, radicata nella fede, fondata sulla speranza della vita eterna con Dio, animata da ciò che è più grande di tutto: l’Amore.

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Pubblicato da su 14 giugno 2020 in Omelie

 

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