Viaggio di vita nell’amore.
L’amore, l’attrazione che nasce tra due persone segnando la vita, rimane un mistero.
Occorre mantenerlo, non come smarrimento ma come occasione di sempre più procedere,
camminando giorno per giorno.
“Tre cose sono troppo ardue per me, quattro non le capisco:
il cammino dell’aquila nel cielo,
il cammino del serpente sulla roccia,
il cammino della nave in mezzo al mare
e il cammino dell’uomo verso una ragazza”
(Pro 30,18-19)
Sapendo che l’altro resta sempre un mistero, lo custodisci; una parte dell’amato
ci sfuggirà sempre; questo può inquietare.
Ma può anche essere occasione di un cammino sempre nuovo.
R. Pelloni – Nozze a Giogoli – 1997
La fine può essere più bella dell’inizio; può divenire più luminosa come in un tramonto.
La fine può essere il delta di un fiume che sfocia nell’oceano.
Il ruscello è una fase di passaggio; anche le varie cascate; poi arriva l’acqua del fiume,
che in certi momenti pare immobile, ferma. Invece è potente. Lo possono navigare
grandi imbarcazioni.
Sapersi ogni volta contemplare, accettare. Ripartire.
Dopo il temporale il cielo è limpido e il paesaggio più luminoso,
splendente nei suoi colori. Essere sempre sorpresi. Fermarsi a contemplarsi.
Quando le parole non servono; è così pieno il nostro stare insieme.
Non è un silenzio imbronciato, ma assorto, stupito.
Il cuore dell’uomo è profondo, senza fondo…
Solo Dio lo conosce, ma allora è inesauribile…
Non c’è un momento in cui puoi dire: ormai so…
Certo il giardino è bello; ma richiede cura, premura. Zappettare, togliere le erbacce,
potare, annaffiare.
“Bevi l’acqua della tua cisterna, gli zampilli del tuo pozzo.
Non scorrano fuori le tue fontane né sulle piazze i tuoi ruscelli.
Siano per te soltanto, non per gli estranei insieme a te.
Sia benedetta la tua sorgente! Possa tu trovar la gioia nella donna della tua giovinezza,
amabile cerbiatta e gazzella deliziosa. I suoi seni ti inebrino in ogni tempo,
dal suo amore tu sia sempre attratto.
Perché saresti attratto, figlio mio, da un’altra, stringeresti al seno un’altra donna?”
(Pro 5,15-20)
Anche la vita di coppia può essere un giardino, da curare. Perché sia bello e profumi.
Così si procede, sapendo che:
il cammino si fa camminando.
Si affronta il giorno, ogni giorno come se fosse insieme il primo e l’ultimo.
Senza smarrirsi e accogliendosi ogni volta anche nella propria debolezza,
di qualsiasi genere.
Questo genera la tenerezza, che è forte non languida.
L’amore è mistero; è traccia di un Mistero più grande, quello di Dio.
L’amore umano ‘pesca’ dentro l’oceano di Dio.
Si sta radicati nella radice eterna, che assicura pienezza e infinito.
È il mistero della sorgente: un piccolo rivolo… eppure inesauribile, fino a dar vita
al grande fiume.
Quando il fiume sparisce… è solo vicenda carsica; ma scorre, silenzioso.
Allora si accettano i silenzi, le notti;
si sta in completa ammirazione, custodendo quello che la memoria ricorda e la speranza
apre verso il futuro.
L’intimità dei due è profonda.
Poi arriva l’intimità con un figlio.
Una grande intimità. Può ‘nascondere’ quelle dei genitori…
Ma non si deve mollare: l’intimità del/col figlio si nutre dell’intimità dei genitori.
Cambieranno modalità e tempi; ma l’affondo è sempre lo stesso.
Il figlio, ogni figlio, rilancia ed esige un amore ancora più forte.
Non dare per scontato che la modalità dello stare insieme sia sempre uguale.
Non si può rimanere prigionieri del bel tempo trascorso. Si ringrazia Dio dell’allora;
ma adesso conta l’ora,
il nostro tempo presente.
L’albero cresce in se stesso, ma si dilata in anelli successivi; recupera ogni volta.
Il passato e si erge in alto per più frutti.
Quando arriva l’inverno, fa effetto vedere gli alberi spogli…
Ma è la segreta incubazione dove maturano le foglie, i fiori, i frutti.
Si cammina nel tempo per accedere all’eterno.
Cristo ci lascia capire che l’amore è più forte della morte.
Sapere che si cammina verso un futuro certo, cambia la vita.
Si procede camminando verso la vetta. Non importano le nubi, i temporali, le nevicate.
La cima è lì; si cammina, si prende fiato e si riparte.
Poi arriverà il riposo: la pienezza della vita.
L’aurora dice il meriggio.
Chi ci separerà dall’amore? Nulla e nessuno.
Si tratta di credere all’amore.
(testo di don Giorgio)
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