«Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». Mc 9,7
Nel così detto mondo tecnico postmoderno Dio è percepito come inutile.
Anche la situazione che si è venuta a creare con la pandemia lo conferma.
Il mondo della tecnica ha occupato tutto il campo umano.
Se poi Dio esiste, appare un Dio impossibile, perché chiede all’uomo l’impossibile, qualcosa che supera la capacità umana. La fede si configura come l’atto impossibile che l’uomo si decide a compiere.
Il caso emblematico è l’episodio in cui Dio chiede a Abramo di uccidere il figlio Isacco.
Abramo è stato per molti anni senza figli. In età avanzata Dio gli promette un figlio.
Adesso che il figlio è arrivato e cresciuto gli chiede di sacrificarlo.
Dio che ordina di non uccidere è lui per primo che trasgredisce tale comandamento.
Su questo episodio si è riflettuto tantissimo.
Si è detto che Dio è superiore alla legge.
Ma questo non è un atto religioso.
Tanto è vero che per i musulmani è un episodio centrale che fonda la religione stessa.
Musulmano significa sottomesso a Dio.
La prova di Abramo viene avvertita come modello di vita.
Tale fede è legata a una festa, quella della legatura. Abramo lega Isacco come vittima da offrire a Dio.
Per i cristiani le cose stanno diversamente.
A Dio basta vedere la fede di Abramo, che mette Dio al primo posto.
Tanto è vero che blocca il gesto di Abramo, e fa trovare un caprone da sacrificare al posto di Isacco.
Ragione profonda dell’intervento di Dio è che solo lui può e vuole sacrificare il figlio, figlio che si rende disponibile al disegno del padre.
Il figlio si sottomette al padre per amore.
Perché è il padre che offre il figlio per la salvezza di tutti.
Questa dinamica interna alle relazioni delle persone divine esclude che Dio sia uno dei tanti dei che si nutrivano delle vittime umane.
San Paolo ha ben compreso che è il padre a fare dono del figlio.
San Giovanni dice che Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico figlio prediletto. Il suo beneamato.
Il padre ha attestato tale relazione col figlio in due momenti:
al battesimo al fiume giordano e alla Trasfigurazione sul monte Tabor.
La Trasfigurazione mostra la gloria segreta del Cristo.
Ma Cristo sa che alla gloria si arriva attraverso la morte.
Perché la morte ha un ruolo così importante? Perché è l’unico modo per attestare un amore più grande di quello per sé stessi.
L’esperienza di San Francesco ha trovato la giusta preghiera: come tu sei morto per amore mio che io muoia per amore dell’amore tuo.
Cristo ha messo nel mondo un principio di vita e di etica:
Ha messo l’Amore come il fondamento ultimo e primo di tutto l’esistente: di Dio e dell’umanità.
In un momento storico ha reso visibile il cuore di Dio. Un Dio così anche l’uomo più tecnico può accoglierlo. Il desiderio di conoscere e l’energia dispiegata vengono da Dio, che vuole che l’uomo sia grande. Lui regge i suoi fallimenti, e le sue ricerche di un amore vero.
Per questo, l’uomo che fallisce la sua vita e uccide quella degli altri può sperare : di non essere condannato né dannato per sempre. Il Padre ha donato il figlio proprio per questo.
Inoltre va detto che prima o poi ci si trova nella situazione di Abramo: concedere a Dio la cosa che più amiamo è un momento drammatico e sono inutili i discorsi degli amici di Giobbe, privato di tutte le cose più care. Ma è solo questa esperienza estrema che dice il nostro amore per Dio. È il martirio.
E sono tante le forme di martirio.
Così diamo la certezza che nulla è inutile, che nulla va perduto.
Tutto rientra in quel cuore umano e divino.
Maria, che ha avuto una fede più grande di quella di Abramo, ci aiuti a non perdere la fede nei momenti più difficili.
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