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Archivio mensile:giugno 2021

Solstizio d’estate

Nei giorni intorno al solstizio d’estate, verso le 13.30 nella navata centrale della pieve si crea una via di luce che conduce all’altare … Per chi vuole oggi 23/6 la chiesa è aperta dalle 13.00, e alle 14.00 si celebra la S. Messa.

 
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Pubblicato da su 23 giugno 2021 in Altre attività

 

Proiezione dell’Atto Accademico in onore del Prof. Giorgio Mazzanti – mercoledì 16/6

Mercoledì prossimo, 16 giugno ci ritroviamo a Giogoli alle ore 21.
Rivedremo insieme, proiettandolo, l’Atto Accademico in onore di Don Giorgio, che si è tenuto l’11 marzo scorso a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana.
Vogliamo in tal modo condividere il suo ricordo a tre mesi dalla sua morte.
Se qualcuno desidera arrivare alle ore 20, secondo la tradizione, è libero di farlo.

 
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Pubblicato da su 15 giugno 2021 in Generico

 
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Anche la carne si è fatta cristallo

 
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Pubblicato da su 14 giugno 2021 in Poesie

 

Omelia di don Giovanni Momigli – XI Domenica B

13 giugno 2021 – XI Domenica Tempo Ordinario Anno B

Ez 17,22-24   Sal 91   2Cor 5,6-10   Mc 4,26-34

La fiducia di cui parla Paolo nella seconda lettura, e che lo anima, quando le cose gli vanno bene ma anche quando si trova in gravi difficoltà, nasce dalla sua fede nel Signore Gesù e dalla certezza di essere chiamato alla comunione con lui.

Paolo, infatti, trova forza nel sapere che «siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo» (2 Cor 5,6) e che ogni persona si realizzerà pienamente solo quando sarà «presso il Signore» (2 Cor 5,8).

Questo mondo è come la città dove temporaneamente si vive e si lavora. È necessario spendersi per renderla sempre più umana e fraterna, ma la vera città, dove il nostro cuore trova pienezza, è la città del cielo (cfr Ap 21,1-22,15).

La fede genera fiducia, la fiducia sostiene la speranza, la speranza accende la carità, che rende concreta nell’oggi della vita sia la fede che la speranza.

La fiducia di cui parla Paolo è la stessa che intendono suscitare le tre immagini che oggi ci vengono presentate: un’operazione di innesto, il ramoscello piantato sopra un alto monte di cui parla la prima lettura; il seme che affronta la morte sotto la terra per portare frutto e la piccolezza di un seme che ci sorprende con la sua trasformazione e la sua crescita, di cui parla il vangelo.

Il profeta Ezechiele e Gesù presentano queste immagini come esempio della forza di Dio che entra nella storia e la trasforma al di là di ogni apparenza e aspettativa.

Può capitare anche a noi di sperimentare uno sradicamento da un contesto e di doversi reinventare in un altro luogo, come evoca l’immagine ramoscello tagliato dalla punta del cedro.

Per molti, la necessità di collocarsi in un altro ambito di vita e di lavoro e di reinventarsi, è oggi una realtà molto concreta, imposta dalla pandemia per i cambiamenti prodotti dai suoi effetti.

Ogni sradicamento ci fa vivere un senso di smarrimento e di paura del futuro. Però, come il ramoscello di cedro, per fiorire a volte abbiamo proprio bisogno di ricominciare con altro o altrove.

Le due piccole parabole presentate da Gesù, sono come due fari che illuminano il mistero del Regno di Dio e sostengono le ragioni della nostra speranza e del nostro impegno nella storia.

Con la prima immagine Gesù ci chiede un preciso atteggiamento: uscire e gettare il seme sul terreno (cfr Mc 4,26). Il resto non compete a noi, né dipende da noi.

Il messaggio per noi è dirompente: la vita accade al di là delle nostre capacità e delle nostre forze.

Normalmente vogliamo avere tutto sotto controllo e stiamo male quando non ci riusciamo. Forse perché, al di là delle parole, dentro di noi siamo convinti che tutto dipenda da noi. Ma non è così.

Come l’uomo della parabola getta il suo seme sul terreno, così ciascuno di noi è chiamato a “seminare” la propria vita, a compiere le proprie scelte fidandosi di Dio.

Ogni scelta porta sempre con sé un margine di rischio. Il rischio zero nella vita, fortunatamente, non esiste. Non siamo frutto di un calcolo matematico.

Occorre certamente un serio discernimento, ma poi bisogna scegliere, senza rimanere bloccati per paura di rischiare. C’è qualcosa di peggio di ogni eventuale sbaglio: non provarci nemmeno.

Non verrà fuori nessun grano da un campo dove non è stato seminato nulla. Da quello seminato, assieme al grano, potrà anche venir fuori erbaccia. Ma sicuramente non viene fuori nulla se non si semina nulla, eccetto quello che casualmente viene portato dal vento.

Il Regno di Dio, ci dice Gesù con la prima parabola, è un dono e occorre essere consapevoli che quello che accogliamo, annunciamo e testimoniamo, non solo è più grande di noi, ma non ne conosciamo neppure la potenza.

Siamo davvero vasi di creta che portano un grande tesoro (cfr 2 Cor 4,7), chiamati a vivere il presente come tempo decisivo, anche se può apparirci piccolo e insignificante, come evoca la seconda immagine presentata da Gesù.

La piccolezza che sorprende è una caratteristica dell’agire di Dio. Dio opera con quello che è semplice e messo da parte.

L’immagine del granello di senape è anche un invito a non considerare inutile quel poco che facciamo e il poco che vediamo in noi.

Quando ci sentiamo piccoli, inutili, deboli, proviamo a fidarci della forza e della ricchezza che Dio è capace di mettere e far sgorgare dentro di noi. A Dio niente è impossibile.

 
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Pubblicato da su 14 giugno 2021 in Omelie

 

XI Domenica del tempo ordinario

XI Domenica del tempo ordinario

domenica 13 giugno 2021

ore 12.00 S. Messa
In chiesa a Giogoli

 
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Pubblicato da su 12 giugno 2021 in Celebrazioni, Foglietti Celebrazioni

 

Omelia di don Giovanni Momigli – Corpus Domini – Anno B

Domenica 6 giugno 2021 – Solennità del Corpus Domini

Es 24,3-8   Sal 115   Eb 9,11-15   Mc 14,12-16.22-26

«Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». L’accostamento del verbo “mangiare” alla festa che ricorda la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, si riferisce certamente al fatto che, in quella notte, si consumava l’agnello.

Quando Gesù prende il pane, lo spezza, lo dà ai suoi discepoli e con quel pane si identifica, mangiare la Pasqua cambia significato. Mangiare l’agnello pasquale ora significa nutrirsi di Cristo, della sua parola, della sua stessa vita.

Gesù non chiede agli apostoli di adorare, di contemplare, di venerare quel pane spezzato. Ma chiede che vanga preso dalle nostre mani come dono per essere mangiato come nutrimento di vita e di comunione: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56)

Mangiare la Pasqua, mangiare il corpo di Cristo, rigenera la vita. Ci sostiene e ci introduce nella profondità e stabilità della relazione con lui e predispone il nostro animo alla relazione fraterna con gli altri.

Nella vita e per la vita, una relazione vera è fondamentale come il pane quotidiano. Le relazioni vere nutrono, fanno crescere, danno sapore ai nostri giorni.

Durante la cena, mentre parla ai suoi discepoli dell’amore del Padre e del suo amore per loro, che arriva fino alla morte di croce, Gesù dà il suo corpo come cibo: «Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22).

Quello che vivono i discepoli non è solo un momento conviviale, ma esperienza di amore, di donazione e di comunione. Gesù che dona la sua vita è la sorgente che rende possibile l’amore e rende forte la comunione.

È dentro il mistero di questa cena, sacramentalmente attualizza nella celebrazione eucaristica, che troviamo la misericordia che ci avvolge e il cibo che fa vivere e rende davvero capaci di amare.

Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che la celebrazione della Pasqua non si improvvisa: occorre preparare per mangiare la Pasqua.

È necessario preparare il nostro spirito per mangiare il corpo di Cristo.  L’Eucaristia è un dono al quale ci si deve predisporre per essere vissuto e prendere coscienza della grandezza del mistero che celebriamo.

L’Eucaristia è un mistero che per essere celebrato e accolto, domanda un approfondimento contemplativo, anche in questa nostra epoca nella quale l’immediato, il ‘qui e ora’, sembrano addirittura essere una conquista sociale..

Cibarsi del corpo di Cristo ci impegna e coinvolge tutta la nostra vita. Come ci ricorda la prima lettura, proponendoci quello che il popolo dice dopo aver sentito le parole del Signore riportate da Mosé: «Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!» (Es 24,7b).

A causa della cultura dell’immediato e dell’apparenza, che ci contraddistingue e che porta a evitare ogni impegno stabile, definitivo, oggi, si rischia di perdere la capacità di assumere impegni autentici nei confronti degli altri, ma anche nei confronti di Dio,

Preferiamo impegni a breve termine, perché alla fine quello che ci interessa di più è il nostro benessere momentaneo, quello che fa stare bene adesso. Il criterio di valutazione sono io nell’oggi.

Una vita spesa per un ideale, per un valore o per una persona è vista come una vita sacrificata, nel senso di una vita buttata via.

Il valore che diamo alle persone e alle cose, però, si misura proprio su quanto siamo disposti a spenderci, a rischiare, non solo nell’immediato, ma anche a lungo termine, magari per sempre.

Il Signore Gesù ha donato totalmente sé stesso, impegnandosi con noi per l’eternità. Nutrirsi del suo corpo, ma anche adorarlo presente nel pane eucaristico, pertanto, provoca e giudica ogni nostro pensare, ogni nostro sentire e ogni nostro agire centrato su noi stessi e chiuso nel solo presente.

Quest’anno, per i limiti prudenziali per evitare il contagio del virus, non possiamo fare la processione eucaristica. L’eucaristia, però, ci spinge sempre a uscire con Gesù, ad andare dove lui già ci precede, per farsi compagni di strada dei fratelli in spirito di dono, di comunione e di servizio.

 
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Pubblicato da su 7 giugno 2021 in Omelie

 

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

domenica 6 giugno 2021

ore 12.00 S. Messa
In chiesa a Giogoli